LIBERAZIONE, 25 APRILE?

Cosa dobbiamo festeggiare? 

La retorica ecclesiale su questa data o la sua effettiva realtà?

Proviamo a uscire dal dogma intoccabile della liturgia.

Che Cosa dovrebbe essere una festa relativa alla LIBERAZIONE?   Dovrebbe celebrare la liberazione dell'Italia dal nazifascismo, ovviamente, ma dovrebbe essere anche occasione di acute riflessioni sul concetto stesso di LIBERAZIONE  italiana come  di molti altri popoli, facendo bene i conti con quanto accadde allora, per esempio col fascismo, così come in Germania col nazismo, e ancora come in Giappone; inoltre dovrebbe essere occasione per analizzare con trasparenza dialettica ciò che è accaduto in Italia dopo quella data.

Cominciamo con ordine. 

Il PSI e il PCI avevano avuto un ruolo molto importante nella RESISTENZA ed era logico che difendessero quel ruolo, sia per giusto orgoglio politico, che anche per un ampliamento del consenso popolare intorno alle proprie organizzazioni.

Rendere onore ai partigiani che pagarono a caro prezzo con un grande tributo di sangue la LIBERAZIONE doveva essere riconosciuto da tutto il Paese, allora come oggi è giusto che sia così.

Ma questo non basta, dato che tocca solo un aspetto della questione e, oggi, alla luce delle attuali scandalose formazioni politiche che, (incensano la retorica della Liberazione, ma sono pervicacemente abbarbicate all'imperialismo neoliberista), NON HANNO NULLA A CHE FARE, NÈ COI PARTIGIANI, NÈ CON QUEI PARTITI, appare in tutta evidenza che sia  solo un'operazione di pura propaganda retorica.

Manca un'analisi critica di ciò che è accaduto dopo il 25 aprile, per esempio il tradimento di Togliatti, che in nome di una presunta realpolitica, da posizione ministeriale, ha amnistiato tutta la nomenclatura fascista e collaborazionista con gli alleati nazisti.  

Un provvedimento ributtante che di realpolitica non aveva niente.

Senza parlare del disarmo dei partigiani, che avevano versato sangue per un mondo diverso e invece si sono visti esautorare e mettere da parte subito dopo la LIBERAZIONE,  e che spesso li ha visti sotto inquisizione da parte della "nuova" ricostituita magistratura fedelmente e fanaticamente fascista. 

Una magistratura che è durata ben oltre i decenni successivi.   

Per non parlare delle leggi del Ventennio, che hanno impresso il loro marchio putrescente all'ordinamento giudiziario italiano, che sanciva de jure, i VERI RAPPORTI DI FORZA TRA LE CLASSI, e nemmeno per sogno la giustizia erga omnes. 

Molte di quelle leggi sono tutt'ora vigenti.    Altro che LIBERAZIONE!

LE ISTANZE PARTIGIANE PIÙ COMBATTIVE non avevano intenzione alcuna di deporre le armi e di lasciare il controllo del territorio ai seguaci americani della Democrazia Cristiana.   Eppure ciò si è concretizzato col tradimento delle loro aspettative.   In cambio di un quieto vivere.

Non si può dimenticare inoltre l'aspetto più importante di tutto quel periodo la SOSTITUZIONE DI UN OCCUPANTE CON UN ALTRO UGUALMENTE  PRETENZIOSO: gli USA e l'UK HANNO, DI FATTO, SOSTITUITO L'OCCUPAZIONE NAZIFASCISTA CON LA LORO.

Oggi scontiamo ancora quella costosissima cambiale che fu l'intervento dell'"alleato"  imperialista,  scambiato confusamente da anime belle, per intervento dei  "liberatori" e paghiamo il prezzo coloniale di un'occupazione senza fine, con basi militari, zeppe di atomiche, dislocate nel nostro territorio, con una falsa indipendenza finanziaria, economica e politica, con governi eletti sempre e solo col beneplacito di Washington.

 

Detto tutto ciò: festeggiamo cosa?

La memoria di quei partigiani, di quei ragazzi, che hanno combattuto e spesso sono caduti tra le grinfie dei fascisti e dei nazisti torturatori?  Sì, forse è l'unico motivo per cui festeggiare.

Ma  quei giovani di allora sono quasi tutti scomparsi. 

Qualcuno di quelli prima di andarsene nella tomba, ha avuto la forza di dire che quello per cui ha combattuto è stato rimangiato, e che l'obbrobrioso PDS-Ds-PD non c'entra nulla con i partigiani!

Una vera festa deve servire da monito affinché non accada più di essere oppressi da una dittatura fascista, ma gli italiani devono fare i conti con l'oppressione coloniale dell'Impero che costringe tutti a essergli fedeli.

Se non si capisce qual è la situazione si rischia di lavorare per il re di prussia e di portare acqua a chi si intesta un passato che non gli appartiene.

Anche la diatriba tra chi vuole che i "fascisti di oggi" si pronuncino contro il fascismo di ieri, sembra un teatrino dal momento che chi governa ora l'Italia è solo una coalizione reazionaria di destra, priva di idee, che non ha nemmeno la credibilità del fascismo di allora, che pur essendo un'ideologia orrenda e oscena, era almeno al di sopra dei peracottari di oggi.

Quelli odierni sono solo degli arruffapopolo ignoranti, vuoti, stucchevolmente banali, sia nella forma che nella sostanza, servili verso le lobby di oltreoceano, pronti a strisciare per terra pur di ottenere una pacca sulla spalla.

Che a costoro venga chiesto di festeggiare il 25 aprile è abbastanza curioso.

D'altro canto a sinistra esiste una prassi che mira a reificare tutto ciò di cui si appropria; c'è chi ingenuamente, o per ignoranza, pensa che l'attuale Partito Democratico, neoliberista e guerrafondaio, pervaso solo di affarismo estremo e dipendenza dalla "cultura del mercato", sia espressione di un'area che difenderebbe gli interessi delle classi lavoratrici.   Queste definizioni banali, prive di fondamento, plasmano il falso dibattito italiano, con una contrapposizione fittizia destra-sinistra che ricalca quella americana democratica-repubblicana.

Sono contrapposizioni fasulle che mascherano la vera essenza dei fenomeni: ovvero le due facce della stessa logica, una più vicina alla concezione del darwinismo sociale, l'altra PURE con le balle "meritocratiche".

Quindi quelli che stanno nella formazione "democratica", che festeggiando il 25 aprile o il Primo Maggio, si procurano una immeritata patente di discendenti dei gloriosi partigiani, sono in verità, legati a filo doppio a tutta l'immondizia neoliberista guerrafondaia che ci asfissia e NON HANNO ALCUNA LEGITTIMITÀ PER CHIEDERE AD ALTRI, SOSTANZIALMENTE COME LORO, DI SCHIERARSI DALLA PARTE DELLA LIBERAZIONE.

Per concludere:

Una vera festa della LIBERAZIONE si avrà quando riusciremo a diventare un Paese LIBERO, SOVRANO (La sovranità appartiene al popolo!), INDIPENDENTE, SENZA BASI NATO, SENZA INGERENZA AMERICANA, con governi che riusciranno ad essere veramente liberamente scelti da una democrazia dal basso.

Solo allora la FESTA DELLA LIBERAZIONE sarà piena e fattuale.

Prima raggiungere un simile risultato si dovrà fare una pulizia del genere letterario-comunicativo  che infanga la memoria partigiana con questa "sinistra" filocapitalista e filoimperialista. 

Che nasca un'organizzazione di massa che abbia il coraggio di rivedere i luoghi comuni sarebbe auspicabile, anche se, per adesso, prevalgono tanti individualismi e nessuna tensione collettiva.

 

 

PS.: L'immagine in alto riporta la scritta "W L'ITALIA LIBERA".   

Era giusto scriverlo in quel momento per l'entusiasmo temporaneo, ma dopo occorreva rinserrare le fila contro il nuovo occupante straniero. Purtroppo anche tra i comunisti di allora ci fu chi preferì "stare più sicuro sotto l'ombrello della Nato". 

 

 

Scrivi commento

Commenti: 1
  • #1

    Stefano (lunedì, 22 aprile 2024 16:05)

    Il 25 sprile.non.e' un anniversario,MA UN GIORNO DI LoTTa Rivoluzionario!