Nessuna resurrezione

 

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Belli i miti!  Leggerli è un piacere.

Ma quando guardiamo alla realtà, le cose assumono un altro aspetto.

Personalmente ritengo che credere ai miracoli sia un modo ingenuo di consolarsi per le sciagure della vita.   Il mondo magico evade dalla crudezza e ci porta a immaginare degli al di là paradisiaci, età dell'oro, oasi di pace, e via di questo passo.

Gli spiriti semplici trovano giovamento in queste illusioni e si consolano pensando alla vita ultraterrena che restituirà un po' di giustizia negata in questa Terra.

Questa pia consolazione è un formidabile farmaco in grado di fornire un sollievo alle sofferenze inflitte dalla vita.   Chi è credente si aggrappa a questa magra consolazione.

Il mito della resurrezione è una creazione che affonda nella notte dei tempi e varie civiltà hanno sviluppato il proprio.   Basta avere una minima informazione storica per accertarsene, la differenza del mito cristiano è nella variante paolina che lo ha trasformato in una catarsi dei peccati dell'umanità, catarsi che verrebbe espiata da una crocifissione per conto dell'intera umanità, ma come sanno gli storici, questa interpretazione è posteriore e ha avuto una grande fortuna soprattutto con l'affermazione definitiva del cristianesimo come religione di stato.

Si tratta di un mito della posticipazione della giustizia. 

Nel caso dei cristiani addirittura si tratta di un ribaltamento della situazione precedente: da perseguitati (quindi senza giustizia)  a persecutori, come ebbe ad accorgersene Ipazia, vittima della hybris cristiana.

 

Tuttavia, questa speranza in un mito, non è una prerogativa solamente cristiana, quindi è necessario interrogarsi sull'utilità di questo mito in un'epoca come quella attuale, in cui la Tecnica, detta e dirige  il vivere quotidiano di miliardi di persone.

 

Ne sanno qualcosa i palestinesi: per loro non c'è alcuna resurrezione possibile!    Senza intervento di altre braccia materiali, senza l'aiuto di più fratelli e sorelle arabe, senza il coinvolgimento delle popolazioni internazionali, sono destinati ad una crocifissione perenne fatta di stragi annunciate e di dolori infiniti.

Nessuna resurrezione, nessuna giustizia. 

Come i palestinesi vittime dello stragismo israeliano, vi sono centinaia di popolazioni che sono privi di alcuna forma di giustizia e che subiscono l'oppressione indiscriminata.

Occorre pertanto smetterla col pensare alla vita come una parentesi in attesa di un fatidico mondo migliore ultraterreno, il dolore dell'ingiustizia va estirpato qui ed ora, senza alcuna aspettativa in interventi di entità soprannaturali.   

Lasciamo queste amenità all'infanzia dell'umanità in cui le credenze nel mondo magico giustificano qualsiasi evento.

Se l'umanità rassegnata non la finirà di consolarsi con le favole e i miti, sarà difficile costruire le condizioni per una giustizia terrena appena sufficiente.

 

 

 

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